Dal cielo stellato alla filosofia
di Alessandro Tonon
Essere nell’acqua. Filosofia per uno stato liquido
di Claudia Carbonari
Filosofia: se serve, a cosa serve e altra stronzate
di Emanuele Lepore
Su certe incursioni intellettualistiche nella filosofia
di Luca Mauceri
Bioetica: quando la Filosofia si rende utile alla vita
di Silvia Pennisi
La vita fa schifo? Prendila con filosofia!
di Giacomo Dall’Ava
Filosofia: alla ricerca di un perché
di Massimiliano Mattiuzzo
Un’idea di felicità: la filosofia servita a tavola
di Martina Basciano
La saggezza come antidoto alla disperazione
di Alessandro Tonon
Il peggior vizio filosofico
di Luca Mauceri
Collana Sìlloge
Chiedersi che cosa sia la filosofia significa ripercorrere gran parte della storia della filosofia e volgersi ad un dibattito ancora in corso tra i maggiori pensatori contemporanei. La risposta a tale domanda non può considerarsi certamente lineare al pari di quella relativa alla geometria o alla biologia, ma potremmo dire che «consiste nell’insieme delle diverse risposte che sono state date nel corso della storia della riflessione filosofica; dunque la determinazione della specificità del sapere filosofico coincide con la sua storia»[1]. Se per cominciare andassimo all’origine del termine, noteremmo che filosofia è composto, com’è noto, dal prefisso greco philós, che indica una propensione verso qualcosa, e da sophía, sapienza: il termine starebbe dunque ad indicare l’amore per il sapere [2].
Ciò che a noi interessa è il rapporto tra la dialettica e il fare ricerca filosofica. Per Aristotele il ruolo della dialettica è talmente importante da essere utilizzata per interrogare gli stessi principi da cui ha origini la scienza. Molti studiosi, dagli antichi esegeti ai moderni, mostrano come Aristotele ricorra agli schemi della dialettica nelle sue stesse opere e non utilizzi invece dimostrazioni scientifiche; ciò è evidente in particolare nella filosofia pratica, in quella filosofia i cui oggetti sono l’azione, il bene, la virtù, la felicità, ovvero oggetti che non possono essere definiti in modo preciso e scientifico, ma solo attraverso linee generali, quindi attraverso la dialettica.
La filosofia avanza sempre la pretesa di andare a fondo nelle cose, di ricercare il fondamento e la natura di tutto ciò che esiste nella sua profondità e lo fa con un continuo domandare – in questo l’insegnamento socratico è importante – che è razionale e che nasce dal dialogo tra due o più interlocutori.
In ogni caso, che la dialettica sia il metodo più adeguato per la filosofia non significa che a quest’ultima appartenga esclusivamente il genere del saggio come tipologia di testo utile per la sua trasmissione: basti pensare ai filosofi antichi, i quali adattarono il proprio pensiero al genere letterario utilizzato; così di Parmenide ci è pervenuto solo parte del suo poema in versi, di Eraclito gli aforismi, di Platone i dialoghi, di Aristotele i saggi della Fisica, Metafisica, Poetica…, di Eraclito i trattati e le epistole, così come di Seneca, la meditazione di Agostino e ci fu chi rifiutò formalmente la scrittura per la diffusione del proprio pensiero, è il caso di Pitagora e Socrate. Riteniamo dunque che i casi odierni di opere a carattere filosofico, che facciano uso di altri generi rispetto alla saggistica, siano a tutti gli effetti opere di filosofia.
Con questa premessa e con l’aiuto dei grandi filosofi della tradizione abbiamo voluto sottolineare quanto per noi sia importante recuperare e non dimenticare il senso della filosofia delle origini, ovvero «la genuinità di un’interrogazione razionale che nulla aveva di astrattamente accademico o di intellettualistico, e che si immedesimava piuttosto con un’attitudine generale, con un modo di vita»[3]. La filosofia dunque non è un sapere astratto e riservato a pochi ma, come afferma il filosofo Umberto Curi «coincide piuttosto con un modo di essere presenti nella società di riferimento come coscienza critica, intenta a scandagliare i diversi aspetti della realtà fisica e sociale»[4]. Se la filosofia dunque nasce e si diffonde non come un sapere tecnicizzato ma piuttosto come un modo di stare al mondo, e più precisamente, un modo di stare all’interno di una comunità, interrogandosi su quel tutto che ci circonda (physis), allora «essa nasce […] davvero come filosofia popolare […] perché essa si sviluppa nella relazione vitale con i problemi presenti in una comunità»[5].
Da questa concezione della filosofia nasce e si sviluppa l’idea di tutta La Chiave di Sophia, la presente raccolta di articoli come anche l’intera collana, che intende sviscerare alcune tematiche della nostra attualità utilizzando una nuova (o meglio antica) chiave di lettura: la filosofia.
NOTE
1. M. Vegetti, L. Fonnesu, Le ragioni della filosofia, Vol.I Filosofia antica e medievale, Le Monnier scuola, Milano, 2008, p.6
2. Cfr., C. Natali (a cura di), Introduzione alla storia della filosofia antica, Libreria Editrice Cafoscarina, Venezia, 2004, p.14
3-5. U. Curi, Prolegomeni per una popsophia, Mimesis Edizioni, Milano, 2013, p.7-8-13